Il settore sta infatti attraversando una fase di profonda instabilità. L’entrata in vigore della normativa sulla Responsabilità Estesa del Produttore (EPR) per i prodotti tessili, combinata con le attuali dinamiche geopolitiche e con la crescente pressione dei mercati orientali, ha determinato una drastica contrazione dei canali di recupero e una saturazione progressiva dei siti di stoccaggio. In questo contesto, gli operatori incaricati della raccolta si trovano sempre più spesso nell’impossibilità di garantire ritiri regolari e continui del materiale.
Un rallentamento che, inevitabilmente, si è tradotto in accumuli anomali nei contenitori e nelle aree adiacenti, con conseguenze negative in termini di decoro urbano, igiene e sicurezza.
Per prevenire queste criticità e tutelare il territorio, il Consorzio CO.VE.VA.R., vista la reale difficoltà delle società incaricate, ha quindi avviato la rimozione dei cassonetti.
In attesa che il quadro normativo e operativo torni a una condizione di stabilità, i capi non più riutilizzabili potranno essere smaltiti presso l’isola ecologica.
L’Amministrazione comunale rimane in costante contatto con il Consorzio e con i soggetti competenti, seguendo da vicino l’evolversi della situazione e lavorando per individuare, non appena possibile, soluzioni strutturali e durature.
«Quello che sta accadendo in questo ambito – spiega il Sindaco Maria Vittoria Casazza - non è un problema locale, ma il riflesso di una transizione epocale che coinvolge l’Europa intera. La rimozione dei cassonetti per gli abiti usati si è resa necessaria quasi ovunque per prevenire situazioni di degrado in un contesto reso estremamente complesso da fattori normativi e di mercato.
Qualora si intendesse destinare gli abiti dismessi a un’associazione benefica che si occupa della raccolta, è fondamentale donare solo indumenti in buono stato, puliti e realmente utilizzabili. Donare significa aiutare concretamente: un abito da sera, capi rovinati o non adatti all’uso quotidiano non sono utili e rischiano, al contrario, di diventare un ulteriore problema per chi opera nel volontariato».